15/01/2018

UN'INFERMIERA DI NIGUARDA TRA I PARTIGIANI..

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Maria Peron (1915-1976)si diploma infermiera presso la Scuola Convitto di Niguarda nel 1942.

Lasciamo alle sue parole questa storia:

“Da poco lavoravo come infermiera diplomata all'Ospedale di Niguarda, periferia di Milano. Poco dopo l'8 settembre 1943 avevo già fatto la mia scelta: stare dalla parte dei più deboli. I primi di essi che incontrai e che avevano immediato bisogno di aiuto furono gli ebrei: così mi trovai a far parte di un'organizzazione clandestina che si incaricava di salvare gli ebrei che come falsi malati venivano fatti ricoverare a Niguarda e di lì, attraverso la nostra organizzazione accompagnati in Svizzera.

Cominciammo poi con i politici detenuti nel carcere di San Vittore; l'organizzazione clandestina del carcere doveva riuscire a far venire la febbre alta a questi detenuti; il medico del carcere –uno dei nostri –ordinava il ricovero all'ospedale, noi insieme al Gap di Mario Sangiorgio, facevamo il resto e il detenuto riacquistava la libertà e passava tra i partigiani”

Il 5 maggio 1944 l'organizzazione clandestina viene scoperta; Maria Peron riesce a sottrarsi alla cattura e a riparare in Val d’Ossola, presso il comando della formazione partigiana guidata dal maggiore Superti

“Compresi immediatamente la necessità di creare un servizio sanitario che, tenendo conto dell'ambiente e delle limitate possibilità, fosse più igienico e più rispondente alle necessità dei feriti e degli ammalati. (…)

Riuscii a prendere contatto con alcuni medici di Intra dai quali potei avere lo stretto indispensabile per il mio pronto soccorso e alcuni strumenti chirurgici; da enti, da privati, da religiosi, da persone comuni cominciò a giungere materiale sanitario. Così giorno dopo giorno, in poco tempo riuscii a mettere insieme un centro di pronto soccorso in grado di far fronte alle necessità della formazione.

Sempre senz'armi e accompagnata da un partigiano presi a far visite periodiche ai vari distaccamenti disseminati lungo tutta la Val Grande e a dare l'assistenza medica sul posto, sia ai partigiani che agli alpigiani; la clientela non mi mancava affatto”.(Comunicazione letta a Radio Verbania Libertà dall'infermiera Peron il 1° maggio 1945)

Maria Peron non fu sola in quest’opera. Il Presidente dell'Ospedale Maggiore, Giovanni Bottari, in un discorso nel 1975 ricorda: “Suor Mosna rappresentò la figura più emblematica del corpo religioso in momenti in cui tutte le suore sono state un esempio di carità e di azione intelligente e coraggiosa in difesa della fede e quanta bontà, senza guardare alla fede politica degli assistiti. Dalle memorie di allora risultano altre suore di Niguarda: Vladimira, Tecla, Angela, Vincenzina, Santina, Angelina, Mercedes, Teresa, Carolina.

Fra i medici che a Niguarda allora si distinsero per il loro coraggioso apporto alla causa comune, ricorderò il compianto dott. Grossoni, la dottoressa Gatti Casazza, il prof. Rizzi.

Della direzione amministrativa non posso dimenticare per l'eccezionale altruismo e la sua opera umanitaria, il compianto avv. Vittorio Tulli, allora capo del personale.

Le infermiere e gli infermieri:  Lelia Minghini e Maria Peron. Le infermiere avevano una stanza segreta che serviva per organizzare fughe, collegamenti, travestimenti.

Giovanna Molteni e Maria Molteni e Maria Azzali che costituirono la prima cellula del CNL a Niguarda.

Le riunioni del CLN ospedaliero avvenivano spesso nella casa parrocchiale dove il parroco mons. Macchi aiutava e sosteneva tutte le iniziative antifasciste.”

A Niguarda, al padiglione 15, c’è l’ulivo piantato dai partigiani “a rappresentare il loro ringraziamento a quelle donne e patriote meravigliose che furono le suore e le infermiere dell’Ospedale di Niguarda.” 

Di recente, nel maggio 2016, sono stati inaugurati e dedicati a Maria Peron e Suor Giovanna Mosna i giardini di via Pozzobonelli, zona 9 di Milano, per il ruolo attivo che entrambe hanno avuto nella Resistenza  nel Nord Italia.




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